< Previous10 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 10 consumi energetici totali riguardano il riscaldamento e il raffrescamento e che quasi un terzo sono dovuti ai trasporti. In quest’ultimo caso, i biocarburanti rappresentano attualmente l’unica forma di energia rinnovabile in grado di fornire un contributo significativo (3,2% dei consumi effettivi del settore nel 2019) 2 . La bioenergia è quindi una componente fondamentale sia del mix ener- getico odierno sia di quello tendenziale: la programmabilità e la versatilità di questa fonte la rendono funzionale alla transizione verso un modello di ge- nerazione sempre più rinnovabile e partecipato dai consumatori. I benefici ambientali della bioenergia sono altrettanto notevoli e richiedono di essere analizzati con specifico riferimento alle materie prime e alle tecnologie di con- versione utilizzate. La produzione di energia dalle biomasse può contare su tecnologie ma- ture e un solido retroterra industriale, costituito da migliaia di impianti, in gran parte di taglia medio-piccola, presenti sull’intero territorio nazionale. Nel nostro Paese, le più importanti “filiere” bioenergetiche sono rappresentate, nell’ordine, dalla produzione di: l calore da biomasse solide (usi civili e industriali); l elettricità e calore da biomasse solide, biogas e bioliquidi; l biocarburanti liquidi (biodiesel, HVO, etanolo/ETBE) da colture dedicate; l biometano da biomasse fermentescibili a basso contenuto ligno-cellulosico. La bioenergia è una fonte rinnovabile continua e programmabile ma non ine- sauribile. Questo vuol dire che è necessario utilizzare le risorse di biomassa con un ritmo di prelievo tale da permettere ai cicli naturali di ricostituirle, senza alterare gli ecosistemi e, soprattutto, senza entrare in conflitto con la produzio- ne di alimenti e mangimi per l’uso del suolo agricolo o la destinazione d’uso dei prodotti: in altre parole, l’uso delle biomasse a fini energetici ha un senso solo se pienamente “sostenibile”. I principali ambiti di provenienza delle biomasse per la produzione di energia sono i settori agricolo (inclusa la zootecnia), forestale e agroindustria- le. Importante - anche se caratterizzato da aspetti e problematiche specifici - è anche il contributo legato alla gestione dei rifiuti urbani e, in misura molto minore, industriali. 2 GSE, Energia nel settore dei trasporti 2005-2019 - giugno 202011 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 11 1. Il quadro di riferimento In Italia il settore agricolo e forestale contribuisce solo per il 2,6% ai consu- mi finali di energia 3 ma, negli ultimi anni, è diventato uno dei maggiori produt- tori di energia dalle varie fonti rinnovabili, al punto che, nel caso specifico, è stato coniato ed è ampiamente utilizzato il termine “agroenergie”, associato a una molteplicità di impianti di diverse tipologie e dimensioni distribuiti sull’in- tero territorio nazionale. Un elemento di importanza fondamentale in qualsiasi iniziativa per la pro- duzione di bioenergia è indubbiamente la filiera di approvvigionamento della biomassa che sia per gli impianti a biogas sia per quelli alimentati da biomasse legnose per la cogenerazione di elettricità e calore, determina le dimensioni ottimali dell’impianto. Le dimensioni ridotte (dell’ordine del MW o meno di potenza elettrica installata), oltre a rendere possibile l’approvvigionamento della biomassa in ambito locale, facilitano l’utilizzazione del calore prodotto dai cogeneratori, specie per applicazioni in ambito agricolo/zootecnico (riscal- damento di serre, stalle ed edifici rurali, essiccazione di prodotti agricoli e, in qualche caso, produzione di pellet). Non vanno inoltre trascurati gli effetti benefici dello sviluppo delle filiere agro-energetiche sul comparto agricolo e agroindustriale locale e nazionale. Per esempio, investire sullo sviluppo delle colture proteo-oleaginose, che at- tualmente coinvolgono nel nostro Paese circa 15 mila agricoltori con almeno 120 mila ettari coltivati principalmente a soia (80%), girasole (15%) e colza (5%), significa non solo produrre più olio ma contribuire anche alla crescita della filiera di produzione di farine proteiche, un settore strategico in quanto di grande importanza per l’alimentazione sia animale sia umana, di cui l’Italia, così come l’Europa, è altamente deficitaria e dipendente dalle importazioni da altri Paesi. In molti casi, l’olio da destinare alla produzione di energia è solo un co-prodotto (dalla lavorazione dei semi di soia si ottiene solamente il 18-20% di olio), talvolta difficilmente collocabile nel mercato del food, mentre il pro- dotto principale è la farina proteica, abbondantemente utilizzata nel settore zootecnico e in quello mangimistico. Di conseguenza, l’uso di colture dedicate per la produzione di bioliquidi non può essere considerato in competizione con l’alimentazione umana, ma a sostegno della filiera zootecnica per la pro- duzione di carne e suoi derivati. Fra tutte le filiere bioenergetiche, quella che presenta al momento le mag- giori criticità, nel nostro Paese è la produzione di biocarburanti. A fronte di un 3 MiTE, Situazione energetica nazionale 2020 - luglio 202112 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 12 quantitativo immesso al consumo nel 2019 pari a circa 1,5 milioni di tonnellate (di cui oltre il 95% costituito da biodiesel e altri biocarburanti miscelati con il gasolio), solo l’8,5% circa è stato prodotto a partire da materie prime di origine nazionale, per la maggior parte oli alimentari esausti 4 . 4 GSE, Rapporto Statistico Fonti Rinnovabili 2019 - marzo 202113 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 12. Criticità e prospettive N elle intenzioni della Commissione Europea, il 2021 avrebbe dovuto essere l’anno di “passaggio dalla strategia all’azio- ne” per raggiungere l’ambizioso obiettivo di un’Europa cli- maticamente neutra entro il 2050, che costituisce uno dei pilastri fondamentali della futura politica energetica e am- bientale dell’Unione Europea indicati nel documento pro- grammatico sul “Green Deal” approvato dal Parlamento Europeo nel gennaio del 2020. Ciò significa in sostanza decarbonizzare il sistema energetico, un’evolu- zione necessaria sia per la ripresa sostenibile dell’Europa dalla pandemia da Covid-19, sia per la sua prosperità di medio e lungo termine. L’energia rinnovabile, proveniente da fonti maggiormente sostenibili, sarà essenziale per favorire questa evoluzione e contrastare non solo il cambia- mento climatico, ma anche la perdita di biodiversità e, in quest’ottica, i mo- delli previsionali più attendibili per il raggiungimento degli obiettivi europei di emissioni zero, nella valutazione d’impatto del piano degli obiettivi per il clima 2030, mostrano la necessità di incrementare l’attuale quota di bioenergia, pre- vedendone un crescente impiego al 2030, che raddoppierà entro il 2050. La stessa Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) 1 identifica nella mo- derna bioenergia a basse emissioni una risorsa chiave a livello globale, ido- nea all’integrazione di più rinnovabili e adattabile alle esigenze dei diversi territori e sistemi produttivi, proponendo di allargare il suo utilizzo ai processi industriali e al teleriscaldamento. È importante sottolineare che lo scenario tracciato dall’IEA prefigura una bioenergia gestita secondo criteri sostenibili e in un’ottica di filiera, con ricadute positive sulla biodiversità e sulla tutela delle aree forestali. 1 IEA, Technology Roadmap, Delivering Sustainable Bioenergy - novembre 201714 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 14 Gli obiettivi globali ed europei al 2030 e 2050, a partire da quelli indicati nel Green Deal e ripresi più recentemente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sono molto ambiziosi e decisamente più “sfidanti” rispetto a quelli previsti dalla Direttiva 2001/2018 UE dell’11 dicembre 2018 (la cosid- detta Direttiva RED II, in corso di recepimento nel nostro Paese), che stabilisce i target per la riduzione di GHG e il contributo delle FER ai consumi energetici per il 2030. Per quel che riguarda in modo più specifico il PNRR, dove viene dato un grande risalto alle fonti rinnovabili nel loro complesso con una particolare attenzione nei confronti del biometano, cui viene attribuito il giusto riconosci- mento per il ruolo nell’ambito della transizione energetica e il greening della rete gas, lo sviluppo delle altre forme di bioenergia non viene preso in consi- derazione. Questa mancanza di attenzione è probabilmente dovuta a una scarsa co- noscenza dell’importanza del settore al di fuori della cerchia degli “addetti ai lavori”, anche se poi quando si parla, oltre che di transizione energetica e mobilità sostenibile, di temi quali lo sviluppo dell’economia circolare e dell’a- gricoltura sostenibile e la tutela del territorio e della risorsa idrica, è evidente che la bioenergia - unica fonte rinnovabile che richiede un costante approv- vigionamento di “combustibile” sotto forma di biomassa - assumerà un ruolo di primaria importanza per la sostenibilità economica delle filiere produttive e la corretta gestione dei loro residui e sottoprodotti, nell’ottica dell’economia circolare, oltre che del materiale organico risultante dagli interventi di manu- tenzione del territorio e ripristino ambientale, che necessitano di infrastrutture e meccanizzazione adeguate. Come diretta conseguenza di quanto stabilito nel Green Deal europeo e nel PNRR, anche gli obiettivi indicati nel Piano Nazionale Integrato per l’E- nergia e il Clima (PNIEC) italiano, predisposto in accordo con quanto previsto dal Regolamento 1999/2018 UE dell’11 dicembre 2018 e inviato a Bruxelles all’inizio del 2020, dovranno essere rivisti non solo per quel che riguarda il contributo delle FER e la riduzione delle emissioni di CO 2 , ma anche in termini di circolarità, agricoltura sostenibile e biodiversità. Difatti, l’ultima versione del PNIEC italiano poneva come obiettivo la copertura, nel 2030, del 30% del consumo finale lordo di energia con fonti rinnovabili, con la previsione di un consumo finale lordo di energia di 111 Mtep, di cui circa 33 da fonti rinnovabili. Un simile obiettivo, in linea con quanto stabilito nella Direttiva europea RED II, è però decisamente inferiore a quanto richiesto alla luce della necessità di accelerare il più possibile il 15 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 15 2. Criticità e prospettive processo di transizione ecologica fatta propria dal Green Deal e, a livello nazionale, dal PNRR. La proposta di nuova Strategia europea al 2050 presentata dalla Commis- sione europea, alla fine dello scorso anno, in linea con il rapporto alle Nazioni Unite dell’IPCC propone, di arrivare a emissioni nette zero entro il 2050 e, nel marzo 2019, il Parlamento europeo ha votato una risoluzione chiedendo di alzare fino al 55% il target per il 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto al 1990. È evidente che il traguardo di un’Europa “climate-neutral” nel 2050 potrà essere raggiunto solo con una crescita significativa di tutte le fonti rinnovabili, sia per quel che riguarda la generazione di elettricità sia per gli usi termici e il settore dei trasporti, ma proprio per quel che riguarda la bioenergia - che è peraltro quella che fornisce il contributo più importante - i segnali sono deci- samente contradditori. Nel caso specifico dell’attuale PNIEC è prevista una significativa riduzio- ne nella potenza elettrica installata (dai 4.135 MW del 2017 ai 3.760 MW nel 2030), una crescita modesta per il riscaldamento e raffrescamento domestico e collettivo (da 7.265 ktep nel 2017 ai 7.430 ktep nel 2030) e, infine, un notevole aumento (dai 1.060 ktep del 2017 ai 2.337 ktep previsti per il 2030) del contri- buto dei biocarburanti alla decarbonizzazione del settore dei trasporti. Questi numeri - con l’eccezione di quelli che riguardano i biocarburanti - contrastano con l’idea di una crescita equilibrata dell’intero comparto delle rinnovabili, soprattutto se comparati con quanto previsto dai Piani di altri Paesi europei, come Francia e Germania, e richiederebbero un’analisi più approfondita alla luce delle tendenze in atto e della prevedibile evoluzione dell’intero settore. Il PNIEC, nella sua attuale formulazione, non sembra tenere conto del fatto che le bioenergie rappresentano un elemento di crescita strategica per il nostro Paese per massimizzare i benefici della transizione ecologica, con- siderato che il potenziale di sviluppo delle bioenergie da residui, ovvero da materie prime rese disponibili nell’ambito di processi di produzione di altri beni o servizi, o valorizzabili con un approccio a cascata partendo da prodotti di maggior pregio, è stimato pari a circa 20 Mtep 2 . Per esempio, la produzione di elettricità rinnovabile dalle biomasse vede attualmente in funzione diversi impianti alimentati a biomasse legnose di gran- di dimensioni (decine di MW) che, in mancanza di adeguati schemi di suppor- 2 AIEL, Proposte dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali per la revisione del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima dell’Italia - settembre 2021 (in corso di pubblicazione)16 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 16 to, sono destinati nei prossimi anni a un inevitabile “phasing out” per l’eleva- to costo di approvvigionamento delle materie prime. Lo sviluppo del settore appare già da anni legato alla diffusione di impianti decentralizzati di piccola taglia (da un MW a poche centinaia di kW o meno) alimentati con residui le- gnosi del settore agro-forestale, come potature di colture arboree o biomas- sa legnosa proveniente da interventi di manutenzione del territorio (cura dei boschi, pulizia degli alvei fluviali ecc.), e localizzati in gran parte in zone rurali, all’interno di comprensori agricoli o in prossimità di aree boschive. Un discorso per molti versi simile può essere fatto per le centrali alimen- tate a bioliquidi - che da sole nel 2019 rappresentavano il 22,4% dell’intera produzione di elettricità da biomasse nel nostro Paese - dove, a fronte dell’a- dozione di criteri stringenti di sostenibilità per gli oli vegetali grezzi e della prevedibile fine degli incentivi nel caso di impiego dell’olio di palma, contra- riamente a quella che sembra essere la previsione di una progressiva chiusura degli impianti, si sta assistendo a una rapida riconversione verso l’uso di oli vegetali di produzione nazionale (sostenibili, certificati e tracciati di provenien- za europea per mezzo del portale SIAN - Sistema Informativo Agricolo Nazio- nale), che copre attualmente oltre il 60% del consumato per la produzione di energia da bioliquidi, o di grassi animali non commestibili (SOA), che sono uno scarto del processo di lavorazione delle carni. La combinazione di questi fattori, unita alla riconversione di un gran nu- mero di impianti a biogas dalla produzione elettrica a quella di biometano, può in qualche modo spiegare la prevista riduzione della potenza installata, ma è evidente che le potenzialità reali del settore e soprattutto le ricadute positive, in termini non solo economici, ma anche ambientali e sociali, della realizzazione e messa in esercizio di una molteplicità di impianti, sono state ampiamente sottostimate. Per molti territori, quali aree montane, distretti manifatturieri e zone rurali, la gestione e la manutenzione di un impianto a biomassa può significare svi- luppo sociale, economia circolare e autonomia energetica. Per quel che riguarda invece le previsioni di crescita decisamente limitata delle biomasse utilizzate per il riscaldamento domestico e collettivo (teleriscal- damento), questa va contestualizzata nel quadro di una riduzione complessiva dei consumi finali lordi di energia per il settore termico (da 55,8 Mtep nel 2017 a 44,3 Mtep nel 2030), legati anche ai previsti interventi di efficientamento del patrimonio edilizio e ad un’ampia diffusione delle pompe di calore, a cui si ag- giunge la previsione di inverni sempre meno rigidi. Tuttavia, considerando tut- te le risorse legnose a disposizione ed escludendo quelle già necessariamente 17 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 17 2. Criticità e prospettive impiegate per produzione di energia elettrica e trasporti, è possibile puntare a un obiettivo al 2030 di 16,5 Mtep di energia termica prodotta da biomasse, pari a circa 146 GW di potenza installata, che rappresentano un valore più che doppio rispetto ai 7,4 Mtep previsti dall’attuale formulazione del PNIEC 3 . Il “ridimensionamento” di questa fonte – soprattutto a vantaggio della tecnologia delle pompe di calore, nell’ottica di una sempre maggiore pene- trazione del vettore elettrico – può essere in parte spiegato con alcune criticità che potrebbero costituire un limite al suo futuro sviluppo, e tra queste in parti- colare le emissioni prodotte dalla combustione. A tale proposito, è importante tuttavia sottolineare l’infondatezza di simili affermazioni, tenuto conto del fatto che nel corso degli ultimi dieci anni sono state introdotte innovazioni tecno- logiche nei generatori a biomasse alle diverse scale di potenza, partendo da quella residenziale, che ne hanno migliorato significativamente l’efficienza e ridotto le emissioni di particolato primario. A puro titolo di esempio, una stufa a legna installata da più di dieci anni ha un fattore di emissione dell’ordine dei 480 mg/Nm 3 , mentre una moderna stufa a pellett o un inserto di ultima gene- razione, alimentati con biomassa di qualità certificata, emettono dai 20 ai 30 mg/Nm 3 di particolato 4 , che rappresenta un valore da 16 a 24 volte inferiore rispetto alle tecnologie più datate. Piuttosto, va affermata in ogni sede l’opportunità (o meglio la necessità) di mettere in campo ulteriori e adeguati strumenti per incentivare la rotta- mazione degli apparecchi domestici meno efficienti e più inquinanti e la loro sostituzione con dispositivi di ultima generazione, e di dare una spinta ulte- riore alla realizzazione di sistemi di teleriscaldamento a biomassa, di impianti centralizzati di piccola-media taglia, di impianti di micro e mini-cogenerazione e recupero di calore di processo in tutte le aree rurali e montane attualmente non metanizzate che, oltre a rappresentare un’alternativa sostenibile all’uso dei combustibili fossili, presentano importanti ricadute positive in termini eco- nomici (con un valore aggiunto che rimane praticamente tutto sul territorio), ambientali e occupazionali. In ogni caso, la principale sfida per il futuro della produzione di bioenergia in Italia è legata alla realizzazione e diffusione di filiere territoriali di produzio- ne/approvvigionamento di biomasse per i diversi usi, che siano in grado di for- nire i quantitativi richiesti dal mercato e garantire adeguati standard qualitativi, riducendo conseguentemente le importazioni dall’estero. 3 AIEL, Proposte dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali per la revisione del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima dell’Italia - settembre 2021 (in corso di pubblicazione) 4 https://www.aielenergia.it/librobianco18 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 18 Questo vale in particolare per le biomasse solide, dove si assiste al para- dosso di un Paese che possiede un consistente patrimonio forestale (il 36,4% dell’intera superficie nazionale), ma lo utilizza molto poco. In Italia i prelievi legnosi interessano all’incirca il 18-37% degli accrescimenti annui di biomassa contro una media dell’Europa meridionale dell’ordine del 62-67% 5 . La carenza di governance o di gestione attiva di molte aree boscate ne determina l’incuria e, conseguentemente, le rende più soggette agli incendi e meno efficaci nella fissazione della CO 2 e nel contrastare i fenomeni di dissesto idrogeologico. È quindi particolarmente urgente la messa in atto di una adeguata strate- gia forestale per favorire l’economia del legno e soprattutto prevenire i rischi ambientali conseguenti alla mancata gestione delle aree boschive e garantire il presidio delle aree montane. È rilevante il valore creato dalla filiera bioe- nergetica per le comunità locali, attraverso la manutenzione del patrimonio boschivo nelle aree interne e marginali, e la ricostituzione di presidi attivi per la cura del territorio da intendersi in termini fisici e sociali. Tutte queste attività virtuose si concretizzano in innumerevoli servizi ecosistemici, la cui perdita si tradurrebbe in costi esorbitanti a carico dello Stato. Considerato che i consumi di biomassa legnosa in Italia si attestano ab- bastanza stabilmente fra i 15 e i 20 milioni di t/anno 6 e che la produzione na- zionale di biomassa - al netto dei quantitativi utilizzati come autoapprovvigio- namento di legna da ardere al di fuori dei circuiti commerciali - da operazioni di taglio dei boschi e, in misura molto minore, da colture arboree dedicate (pioppo), è stimata intorno ai 4-5 milioni di t/anno 7 , è evidente che l’adozione di misure tese a favorire l’uso sostenibile di risorse nazionali avrebbe ricadute positive non solo in termini economici, ma anche per quel che riguarda l’oc- cupazione e il contrasto allo spopolamento delle aree montane e rurali, oltre a promuovere lo sviluppo di un comparto industriale, come è quello della meccanizzazione forestale e della produzione di biocombustibili solidi (pellet) in cui il nostro Paese vanta una lunga esperienza e la presenza di imprese che rappresentano spesso delle autentiche eccellenze del settore. Un dato non trascurabile, che sfugge tuttavia alle statistiche nazionali ma che evidenzia come l’uso responsabile e sostenibile delle risorse locali a van- taggio del presidio del territorio sia una pratica diffusa, è che circa la metà della legna da ardere utilizzata a scopi energetici dalle famiglie nel territorio 5 MiPAAF, Raf (Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale) Italia 2017-2018 - marzo 2019 6 AIEL, Rapporto statistico 2021. Evoluzione del consumo di biocombustibili e delle emissioni della com- bustione in Italia a scala domestica e commerciale - luglio 2021 7 Eurostat, https://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=for_remov&lang=en 19 IL CONTRIBUTO DELL’ENERGIA DA BIOMASSE AL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA 19 2. Criticità e prospettive del bacino padano è autoprodotta/recuperata e proviene da filari, siepi o bo- schetti di origine rurale, mentre l’origine forestale prevale solo nei comuni di montagna. Questa assunzione può facilmente essere estesa anche al resto del territorio nazionale 8 . Le bioenergie sono in grado di rispondere alla richiesta di energia rinno- vabile sotto tutte le forme, ma il settore con maggiori prospettive di crescita è quello dei trasporti dove, come previsto dalla proposta della Direttiva RED II e dal PNIEC, la richiesta di biocarburanti - e in particolare di biocarburanti avanzati, ottenuti da biomasse residuali e rifiuti organici non in competizione per l’uso del suolo con le produzioni agricole a destinazione alimentare o man- gimistica - andrà progressivamente crescendo. Per quel che riguarda in particolare i biocarburanti avanzati, il PNIEC prevede di superare l’obiettivo specifico previsto dalla Direttiva RED II, pari al 3,5% al 2030, fino ad arrivare a un contributo dell’ordine dell’8%. Questo obiettivo dovrà essere raggiunto per il 75% con l’impiego di biometano avan- zato e per il restante 25% con altri biocarburanti. Per il biometano avanzato, proveniente da scarti agricoli e dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) da raccolta differenziata, è prevista nel 2030 l’immissione al consumo di 1,1 miliardi di Sm 3 , che corrisponde all’intero volume di gas naturale utiliz- zato in Italia nei trasporti pubblici e privati nel 2018. L’introduzione del biometano come carburante per i trasporti avverrà pro- gressivamente, con molta probabilità a partire dalle flotte dei mezzi di traspor- to pubblici, riforniti da impianti centralizzati realizzati presso siti di raccolta e trattamento della FORSU. Successivamente, con l’aumentare del numero di impianti - non solo da FORSU, ma anche da biomasse di origine agricola, zootecnica e agroindustriale - allacciati alla rete di distribuzione del gas, il bio- metano, miscelato con il gas naturale, potrà essere erogato dalla rete stradale e autostradale di distribuzione dei carburanti per l’alimentazione delle auto- mobili private. Il DM 2 marzo 2018 ha dato un primo impulso all’utilizzo di biometano (e altri biocarburanti avanzati) per autotrazione. Gli ulteriori strumenti di suppor- to preannunciati dal PNRR e da definire nei decreti di recepimento della RED II potranno garantire al settore una prospettiva di crescita nel medio termine, tale da attrarre investimenti e consentire al biometano di dispiegare il suo potenziale. In prospettiva, poi, il biometano potrebbe trovare impiego, sotto 8 UE, Progetto LIFE PrepAir, Consumo residenziale di biomasse legnose nel bacino padano - febbraio 2020 Next >