< Previous10 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO I n base a quanto riportato nei documenti programmatici e nel PNRR (2021), la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili deve necessariamente aumentare, per far fronte alla richiesta di decremento delle emissioni di gas serra ed aumento di energia proveniente da fonti rinnovabili, in una percentuale superiore rispetto a quella prevista in passato (il citato Green Deal e il recente Fit for 55 del Parlamento Europeo fissano tale quota al 40% entro il 2030), appare evidente la necessità di uno stoccaggio dei picchi di energia sviluppata, al fine di usufruire meglio della stessa ed evitare disper- sioni. L’Unione europea e l’Italia stessa hanno individuato l’idrogeno come fondamentale vettore energetico che dovrà incamerare l’energia in eccesso prodotta da fonti rinnovabili. Quest’ultima risulta importantissima per ridurre i costi dell’energia necessaria alla produzione di idrogeno, attraverso l’elettroli- si, e al tempo stesso abbattere le emissioni di gas serra. Pertanto, l’accumulo di idrogeno diventa un elemento cardine: questo però deve essere fatto con criterio, valutando in maniera opportuna la soluzione più idonea in base al contesto in cui il vettore energetico viene prodotto. Le caratteristiche più importanti di cui è necessario tener conto in un sistema di accumulo sono nu- merose e spesso in contrasto tra di loro, per cui in alcuni casi è bene effettuare una ricerca di ottimo delle varie peculiarità di cui esso debba essere dotato. Le proprietà significative in un sistema di accumulo sono: peso e volume, effi- cienza energetica del processo di stoccaggio, durabilità, che dovrebbe essere garantita per una vita media di circa 1500 cicli di carico e scarico, tempo di ricarica, sicurezza, impatto ambientale, costo di realizzazione. In base a esse per l’idrogeno, e nel breve termine, l’accumulo tramite serba- toio in pressione rappresenta la soluzione più semplice ed economica tra quelle presenti attualmente, questo perché l’idrogeno prodotto viene messo in pressio- ne in un serbatoio attraverso l’uso di un compressore e la tecnologia da utilizzare è già molto affermata e più facilmente realizzabile rispetto alle altre soluzioni attual- mente disponibili. Non si esclude il suo utilizzo nell’ambito dei trasporti, soprattut- to nel campo dei mezzi pesanti a percorrenza medio-lunga, che risentirebbero di 2. Nuove energie, nuove necessità: lo storage11 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO meno della presenza di un serbatoio molto ingombrante o di un aumento di peso che, in percentuale nella massa complessiva del mezzo, potrebbe risultare meno rilevante rispetto a mezzi di piccola taglia. Alcune criticità possono essere mini- mizzate in applicazioni “statiche”, nelle quali l’idrogeno viene usato nei pressi del luogo in cui viene prodotto, fermo restando la necessaria disponibilità di serbatoi di grosse capacità che possa permettere uno stoccaggio di elevate quantità di idrogeno. Quindi, una soluzione ideale e immediatamente praticabile sarebbe la produzione e lo stoccaggio di idrogeno nei pressi di grossi stabilimenti industriali (acciaierie, vetrerie…), nei quali il vettore energetico preso in considerazione può essere usato in percentuali elevate per abbattere in maniera drastica le emissioni legate al funzionamento di tali siti industriali, come pure in hub (punti di accumu- lazione) per quanto concerne la mobilità pesante. La soluzione di incamerare l’idrogeno allo stato liquido in serbatoi potreb- be essere la più appropriata per ridurre gli ingombri e usufruire di esso come carburante per alcuni mezzi di trasporto, i quali non dovranno essere neces- sariamente di grosse dimensioni. Attualmente i costi e il bilancio energetico per il mantenimento dell’idrogeno allo stato liquido nel tempo risultano esse- re decisamente deleteri ed ingiustificabili per essere riprodotti su larga scala, sarebbe opportuno attendere una maturazione di questa tecnologia che allo stato attuale è parecchio acerba, ma che potrebbe fare da spartiacque per l’approvvigionamento di carburante dei mezzi anche di media taglia, qualora dovesse andare incontro a grandi progressi tecnologici. L’uso degli idruri metallici come recipienti può essere considerato un siste- ma intermedio tra la compressione e la liquefazione dell’idrogeno. Ciò si evince dalla possibilità di avere volumi di ingombro decisamente più bassi rispetto allo stoccaggio gassoso e dei costi di produzione più bassi di quello liquido. Tutta- via, si tratta di una tecnologia ancora da ottimizzare: l’elevato peso specifico e la presenza di materiali in tali idruri, che spesso vengono estratti con processi molto gravosi a livello di impatto ambientale, fanno da contraltare ai benefici pocanzi elencati e gettano ombre su un effettivo utilizzo su larga scala di questa tecnologia, soprattutto nell’ambito dei trasporti se si pensa alla continua ricerca di alleggerimento dei mezzi al fine di ridurre i consumi di combustibile. In base alla maturità della tecnologia, la soluzione dello stoccaggio in pressione allo stato gassoso risulta essere oggi la più pronta tecnologicamen- te e la più economica. Le tecnologie più mature sono necessarie poter iniziare a dare il giusto slancio a questo settore ricorrendo a tali tecniche e alla loro più semplice utilizzazione, in attesa delle evoluzioni nel campo della tecnologia delle altre soluzioni.12 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO L a quota di produzione di idrogeno indipendente dai combusti- bili fossili, ossia ottenuta per elettrolisi dell’acqua e dalle bio- masse, oggi si attesta rispettivamente al 4% e all’1% del tota- le [1]. Ovviamente, tale percentuale di idrogeno prodotto in modalità rinnovabile e sostenibile deve trovare il favore delle politiche mondiali ed essere incrementata ed incentivata fino ad azzerare la parte attualmente derivante da meccanismi climalteranti e non più sostenibili. La restante parte di idrogeno prodotto rappresenta una dinamica di domanda tale da giustificarne il suo impiego da rinnovabili. Da subito, quindi, grandi e piccoli impianti, possono essere usati per alimen- tare il mercato di idrogeno da water electrolysis [2] anche con lo scopo di incrementare la resilienza della rete. L’energia solare può essere proficuamente ed efficacemente utilizzata per la produzione di idrogeno rinnovabile prodotto con quattro diverse tecniche [1], [3]: l campi fotovoltaici connessi a un quadro in parallelo con l’elettrolizzatore; l foto-elettrolisi diretta, quale energia (dai fotoni) per scindere i legami dell’acqua; l solare termico, per sfruttare termo-reazioni chimiche per il processo di termolisi; l generazione fotobiologica per permettere la decomposizione dell’ac- qua mediante microalghe e cianobatteri attivati dalla luce solare. I sistemi realizzati con mix ibridi [4] (eolico-fotovoltaico) sono estremamen- te utili nei casi in cui sia indispensabile produrre con continuità idrogeno rinno- vabile mediante l’elettrolisi dell’acqua. Gli impianti rinnovabili con mix ibridi, coadiuvati dallo storage con idrogeno e batterie, possono rappresentare una soluzione interessante anche nei sistemi elettrici in isola e garantire, con una 3. Produzione “verde” dell’idrogeno13 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO efficace gestione dell’energia (EMS), una ottima continuità del servizio [5]an optimal scheduling of storage devices is carried out to maximize the benefits of available renewable resources by operating the photovoltaic systems and the wind turbine at their maximum power points and by minimizing the overall utilization costs. Unlike conventional EMS based on the state-of-charge (SOC. I sistemi EMS possono tenere in conto dell’incertezza dovuta alla natura irrego- lare delle risorse rinnovabili, oltre che della richiesta di carico elettrico, basan- dosi sulle previsioni meteorologiche, col fine di ridurre i costi di investimento e massimizzare l’efficienza. Ispirati ai processi di produzione dell’idrogeno da combustibili fossili che devono essere sostituiti, sono promettenti le tecniche che utilizzano come fon- te primaria le biomasse, basandosi su reazioni termochimiche o biologiche [1], [6]–[8]and today almost 95% is produced from raw materials based on fossil fuels, such as methane (CH4. Anche le microalghe, coltivate ad-hoc, sono una promettente alternativa per effetto del loro buon indice di crescita e riprodu- zione [1], [7]. L’idrogeno può anche essere prodotto da bio-olio. Il processo si basa sull’assorbimento dell’acido acetico con Steam Reforming (SESR) e sull’u- tilizzo della dolomite come assorbente di CO 2 . L’H 2 prodotto da questo pro- cesso ha una purezza del 99.8% ed è adatto per l’applicazione cellulare senza ulteriori processi di upgrading [8]. 3.1 Certificazione e tracciabilità: un processo produttivo “DOC” In questa pletora di soluzioni per produrre idrogeno, alcune di esse più mature, altre in via di definizione tecnologica, è pensiero fermo degli scriventi che sia strettamente necessario definire regole certe per attivare un sistema di certificazione dell’origine e quindi anche di ogni singolo componente del processo produttivo. Spesso, infatti, la mancanza di una visione di insieme dei vari step di produzione porta a una fuorviante definizione di “processo a im- patto zero” o “carbon neutral”, che illude circa una possibile ecosostenibilità dello stesso e induce valutazioni affrettate ed errate dell’opinione pubblica, in positivo o in negativo, in base alle omissioni, volontarie o involontarie, che vengono perpetrate nella descrizione dei vari metodi usati. È fondamentale prendere in considerazione tutti i fattori, diretti e indiretti nella valutazione di un processo produttivo e che possano essere a esso legati. La produzione di idrogeno viene catalogata in macrocategorie basate su una classificazione “cromatica”: 14 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO l idrogeno nero, prodotto con l’utilizzo di carbone fossile o di petrolio, con ovvi risvolti sulla produzione di emissioni anche climalteranti. Può essere prodotto sia attraverso la gassificazione del combustibile fossi- le sia attraverso un processo di elettrolisi che utilizzi energia elettrica derivante da centrali alimentate da carbone o petrolio. Nel caso l’e- nergia elettrica derivi invece da centrali nucleari si parla di idrogeno viola; l idrogeno grigio, prodotto attraverso un processo di steam reforming del gas naturale. In questo caso il processo di conversione termochimica ne- cessario alla produzione di idrogeno produce anche CO 2 . Il processo di steam reforming è attualmente quello più utilizzato, ma l’idrogeno può essere ottenuto anche da processi di pirolisi, in questo caso il carbonio che ne deriva ha forma solida. Circa il 95% dell’idrogeno prodotto a li- vello mondiale è grigio; l idrogeno blu, si ottiene con gli stessi processi previsti per l’idrogeno grigio, quindi con la produzione di CO 2 , o comunque di carbonio, che però deve essere catturata e stoccata, ad esempio attraverso il processo di carbon capture and storage (CCS), per evitarne l’immediata emissione in atmosfera; l idrogeno verde, prodotto utilizzando come fonte energetica esclusiva- mente fonti rinnovabili attraverso un processo di elettrolisi, in cui le mo- lecole d’acqua ricevono energia elettrica, che spezza i legami ottenendo idrogeno e ossigeno, ovvero utilizzando come materiale di base per il processo di steam reforming il biometano derivante da processi di di- gestione anaerobica. L’utilizzo combinato di biometano e energia, en- trambi rinnovabili, può consentire livelli di emissioni negative (idrogeno climate positive). Attualmente, le principali direttive nazionali e internazionali stanno indi- rizzando le comunità verso la scelta della produzione di “idrogeno verde”, poiché proveniente da FER e per questo motivo a impronta carboniosa rigo- rosamente nulla. Tuttavia, tale definizione, se limitata alla semplice certifica- zione della provenienza dell’energia necessaria all’elettrolisi, è incompleta per definire il processo realmente a impatto carbonioso nullo. Altrettanto fallace risulta essere la definizione di “idrogeno blu” che si differenzia dal grigio per il semplice stoccaggio della CO 2 prodotta nel processo. Infatti, l’anidride carbo- nica stoccata risulterà essere comunque uno scarto da dover gestire in qualche modo e totalmente inutile qualora dovesse essere accantonata in appositi gia-15 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO cimenti. Da queste evidenze appare chiaro come sia necessaria e indispensa- bile una certificazione non generica di tutti i processi come quella attualmen- te in uso, che in maniera chiara ed univoca definisca più specificatamente il grado di purezza dell’idrogeno prodotto, la carbon footprint dell’intera filiera e dell’intero ciclo di vita di ogni componente, così da poter abbandonare l’at- tuale classificazione dei processi che risulta riduttiva. Altro aspetto importante da sottolineare riguardo alla certificazione di ori- gine è la tutela dei prodotti della filiera provenienti dal mercato europeo: un esempio lampante è l’attuale forbice che si è creata tra la produzione di elet- trolizzatori del mercato asiatico e quello europeo [9]. Questo divario rischia di creare una dipendenza per il nostro Paese da quelli orientali (India, Cina) rispetto a tale produzione. I Paesi orientali garantiscono un costo di produ- zione decisamente più basso rispetto ai prodotti europei, tutto ciò potrebbe provocare una soppressione del mercato locale a causa di una concorrenza schiacciante, con una logica simile alla produzione degli acciai. Inoltre, spesso, i prodotti di importazione, provenienti da mercati extra-europei, rispondono a normative totalmente differenti rispetto a quelle vigenti negli stati dell’UE e ra- ramente garantiscono i medesimi standard di produzione, riferiti in particolare alla carbon footprint dei vari componenti. È quindi opportuno evitare di tro- varsi nella medesima situazione creatasi nel mercato delle celle fotovoltaiche, ormai monopolizzato dai produttori dell’estremo oriente, i quali hanno quasi totalmente soppiantato le concorrenti europee grazie a manodopera a basso prezzo, produzione senza stringenti regole sulla provenienza delle materie pri- me e la realizzazione dei componenti. Una certificazione dettagliata di tutta la filiera di produzione serve per garantire al consumatore sia l’effettiva riduzione di emissioni dell’intero siste- ma, attraverso la verifica della ecosostenibilità del processo (senza distinzioni tra metodologia con cui l’idrogeno viene ricavato) sia per tutelare il mercato interno ed evitare una dipendenza di approvvigionamento di componenti pro- venienti da stati extra-europei, con il solo scopo di ridurre i costi senza badare alle conseguenti emissioni anche legate all’importazione e alla non chiara cer- tificazione dei processi di produzione. Giacché l’obiettivo finale deve essere la decarbonizzazione della produzione di energia, la trasparenza e la chiarezza di tutta la filiera sono imprescindibili. Una rinuncia a tali princìpi rischia di creare un circolo vizioso pieno di escamotage ai soli fini di ottenere certificazioni e riconoscimenti non del tutto reali. La tracciabilità della produzione dell’idrogeno attraverso uno schema di garanzie d’origine può essere un certificato di “qualità”, sia per gli operatori 16 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO commerciali sia per i consumatori a valle della filiera dell’idrogeno [10]. È ne- cessario partire dall’origine della fonte di energia primaria usata, rinnovabile o non rinnovabile, dalla tecnologia di produzione, dallo schema di incentivazio- ne riconosciuto, dall’infrastruttura di distribuzione usata, permettendo a forni- tori e consumatori una scelta consapevole del prodotto presente in mercato. Infine, la certificazione della garanzia d’origine può rappresentare un vincolo per accedere a ulteriori finanziamenti per la realizzazione di impianti produttivi di idrogeno. Sorge la questione di come dimostrare al cliente finale che la consegna effettuata di idrogeno corrisponda a idrogeno rinnovabile. Da questo punto di vista esistono due metodologie principali: l la prima, corrispondente al metodo delle catene di custodia, che ten- dono alla preservazione delle caratteristiche delle materie prime e del vettore energetico lungo tutta la catena di produzione, approvvigiona- mento e utilizzo; l la seconda, corrispondente al metodo delle garanzie di origine, in cui il sistema tende a garantire il fatto che l’insieme delle attribuzioni di consegna commerciale di idrogeno rinnovabile trovino effettiva corri- spondenza di produzione di idrogeno rinnovabile prodotto e immesso in rete, in misura complessivamente non superiore a quanto effettivamente disponibile a livello di sistema. Per la prima metodologia, l’operatore economico deve agire garantendo il rispetto dei requisiti sopra indicati, pur avendo la libertà di gestire contabil- mente le partite di prodotto in modo conforme al proprio processo produtti- vo. A tal fine deve gestire un bilancio di massa, applicando anche i criteri di rintracciabilità, che comprenda tutti i prodotti che ricadono o che possono ricadere nell’ambito di applicazione dal quadro legislativo europeo e naziona- le in materia. Per quanto concerne il sistema di garanzie di origine di idroge- no rinnovabile di origine biologica, serve concentrare l’attenzione, dapprima, sulle metodologie di produzione di idrogeno che vanno dalla produzione di idrogeno rinnovabile tal quale, alla produzione di idrogeno mediante normali processi di steam reforming di biometano. Nel primo caso si è nella condizio- ne di produzione di idrogeno rinnovabile prima dell’immissione del vettore all’interno del sistema energetico, mentre nel secondo caso si è tipicamente nella condizione di utilizzatori di biometano per la produzione di idrogeno che a questo punto potrebbe divenire idrogeno rinnovabile. Nel primo caso il si- stema di garanzie di origine riguarderà l’idrogeno tal quale, nel secondo caso 17 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO è il sistema di garanzie di origine della produzione di biometano a rivestire maggior interesse: sarà poi cura del cliente finale dimostrare che l’utilizzo del biometano sia stato destinato alla produzione di idrogeno rinnovabile. Infine, una via sicura per la tracciabilità di una filiera risulta essere anche quella della blockchain. 3.2 Elettrolizzatori e produttori Attualmente, ottenere idrogeno attraverso l’elettrolisi dell’acqua, utiliz- zando energia elettrica ottenuta da fonti energetiche rinnovabili, viene consi- derato come il metodo di produzione con minore emissione di CO 2 . La spiega- zione risiede nell’assenza intrinseca di emissioni di CO 2 derivanti dall’energia usata (se ovviamente questa è di tipo rinnovabile) per attuare il processo di elettrolisi che, tuttavia, risulta essere particolarmente energivoro. Si è già rife- rito in merito alla trasparenza del ciclo di produzione dell’idrogeno e, quindi, dell’importanza di analizzare l’intero sistema adibito al processo in tutte le sue componenti. Nel caso di generazione da elettrolisi dell’acqua, generalmente, si parla di elettrolizzatori in senso lato, senza collegare alla loro figura un in- sieme molto vasto di strumenti e componenti a esso legati. Anche la natura di questi ultimi fa sì che siano in alcuni casi difficilmente reperibili in determinate zone del mondo, oppure difficili da trattare e, quindi, particolarmente costosi. Ne è un chiaro esempio la composizione degli elettrodi che, come detto in precedenza, possono essere composti da metalli nobili come il platino o da ossidi di titanio, che rendono la loro fabbricazione molto onerosa per varie ragioni. Non in ultima battuta, è necessario tener presente che il processo di elettrolisi necessita di notevoli quantità di acqua da processare e che, il dimen- sionamento degli elettrolizzatori diventa importantissimo in base al livello di produzione che si vuole ottenere, poiché essi hanno sì un’efficienza molto alta ed una capacità di produrre idrogeno di elevata purezza, ma al tempo stesso devono lavorare con una bassa intensità di corrente per evitare eccessive per- dite durante le fasi di scissione delle molecole di idrogeno da quelle di ossi- geno presenti nell’acqua. Quest’ultima deve essere raccolta, opportunamente trattata prima di essere introdotta all’interno della cella elettrolitica per far sì che il processo sia efficace, ed immessa nel sistema: nelle celle alcaline, per rendere l’acqua il più adatta possibile all’elettrolisi, essa deve essere addizio- nata con un sale elettrolita, generalmente idrossido di sodio (NaOH) oppure idrossido di potassio (KOH), che favorisce il passaggio di corrente nella so- luzione; l’elettrolita, inoltre, deve essere rilasciato in opportune quantità per favorire il passaggio di corrente poiché, oltre un determinato dosaggio, risulta essere un ostacolo al fenomeno dell’elettrolisi.18 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO L’intera catena di produzione, che può contare su differenti soluzioni nel- la scelta della tipologia di elettrolizzatore (stack), si avvale di un insieme di sottosistemi, che devono essere opportunamente dimensionati in base alla grandezza dell’elettrolizzatore e che risultano indispensabili per ottimizzare la produzione di idrogeno. Indipendentemente dalla tipologia di elettrolizzatore, è possibile identificare cinque principali sottosistemi fondamentali che insieme concorrono alla creazione del vettore energetico: l sistema di trattamento dell’acqua nel quale essa viene opportunamente stoccata in un serbatoio e trattata per poter essere immessa all’interno dell’elettrolizzatore; l cella elettrolitica nella quale avviene il processo di separazione della mo- lecola di acqua in idrogeno e ossigeno molecolare (stack); l sistema di raffreddamento dell’idrogeno prodotto per permettere una successiva purificazione; l sistema di purificazione dell’idrogeno prodotto per poter essere oppor- tunamente compresso; l sistema di compressione dell’idrogeno e dell’ossigeno che rappresenta l’ultimo step prima dello stoccaggio dei due gas prodotti [11]. Quindi, per poter offrire una produzione sostenibile di idrogeno nel ter- ritorio italiano, in modo da garantire un’autosufficienza e un ruolo centrale nell’economia dell’idrogeno a basso impatto carbonioso continentale e inter- nazionale, è opportuno tenere in considerazione tutti questi aspetti dei quali spesso si fa menzione limitata nella descrizione del processo di produzione di questo vettore energetico. Sul territorio italiano al momento esistono diverse aziende produttrici di elettrolizzatori che possono aiutare la crescita del mercato dell’idrogeno, fornendo un ampio ventaglio di soluzioni con taglie di elettrolizzatori com- patibili con le esigenze dei vari siti, che saranno adibiti alla produzione di energia elettrica primaria da fonte rinnovabile. Infatti, ogni tecnologia usata all’interno degli elettrolizzatori risulta essere più o meno efficace in base alla loro composizione, alla loro taglia e alle oscillazioni dei carichi nelle fasi di lavoro. Esistono tre principali tipologie di soluzioni tecniche per la realiz- zazione dello stack più utilizzate per l’elettrolisi dell’acqua e vengono tutte realizzate a temperature basse:19 ABSTRACT L’ECONOMIA DELL’IDROGENO A IMPATTO CARBONIOSO NULLO l elettrolizzatori alcalini; l elettrolizzatori a membrane (PEM e AEM); l elettrolizzatori a ossidi solidi. 3.2.1 Alcalini Gli elettrolizzatori alcalini rappresentano attualmente la soluzione più dif- fusa nel mercato, poiché essi sono i più economici da realizzare. 3.2.2 A membrane Gli elettrolizzatori a membrana (cosiddetti PEM, Proton Exchange Mem- brane) sono più compatti rispetto agli alcalini grazie all’utilizzo diretto di acqua come soluzione introdotta all’interno della cella di elettrolisi e non di una solu- zione alcalina che, deve ovviamente prevedere un componente aggiuntivo per il trattamento della soluzione stessa. Rispetto alle celle elettrolitiche alcaline, quelle polimeriche evidenziano una superiore efficienza, una maggiore affida- bilità e sicurezza ma i costi di realizzazione sono decisamente più alti rispetto agli alcalini. 3.2.3 Ossidi solidi Gli elettrolizzatori Solid Oxide hanno la capacità di poter lavorare a carichi molto variabili e possono essere utilizzati sia da elettrolizzatori che da celle a combustibile; tuttavia, questo genere di cella viene ottimizzato per l’uso speci- fico in una delle due modalità in modo da ottenere i risultati più soddisfacenti. Queste celle hanno un rendimento elevatissimo, dei costi operativi piuttosto contenuti, operano a pressioni e temperature molto elevate, che permettono di produrre idrogeno con una maggiore velocità rispetto alle attuali tecnologie presenti sul mercato. Questa tipologia di elettrolizzatore soffre le temperature elevate che si devono raggiungere durante il processo. I costi attuali di produ- zione sono ancora molto elevati.Next >