FREE, per rinnovabili prossimo biennio sara’ nero

Annunci a COP21 Parigi non coerenti con politiche in Italia 

Roma, 21.01.2016 – “I dati ufficiali di Terna relativi al 2015 evidenziano un dato allarmante, in netta controtendenza rispetto a quanto accade in Europa e nel resto del Mondo: lo scorso anno si è registrata in Italia una diminuzione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”. E’ questo il grido d’allarme delle principali associazioni di categoria presenti nel Coordinamento FREE, che, malgrado i proclami del Governo alla COP21 di Parigi, avevano previsto tutto.

“A nulla a quanto pare sono serviti gli importanti appuntamenti del 2015 culminati a dicembre con la COP21, in cui sono state gettate le basi per un futuro sostenibile, dove anche Paesi come Cina, India e Stati Uniti si sono impegnati per ridurre in modo deciso le emissioni da fonti fossili. In Italia, a quanto pare, si predica bene ma si razzola molto male! Le rinnovabili crescono ovunque ed è impietoso oggi assistere a due evidenze: da una parte il Governo Italiano per bocca del Ministro Galletti ha chiesto di limitare ad 1,5° (invece che a 2°) Centigradi l’aumento massimo della temperatura terrestre, dall’altro gli imprenditori eolici, geotermici, idroelettrici e da biomasse non possono realizzare gli impianti che questi obiettivi contribuirebbero a raggiungere perché lo stesso Governo non emana da oltre un anno un Decreto interministeriale che definisce le date per le Aste competitive per la realizzazione di impianti da Fonti Rinnovabili!!”

“Le principali responsabilità sono da addossare ad una politica miope, forse addirittura cieca, che questo Governo sta seguendo. Infatti dopo aver sventolato ai quattro venti la bandiera della sostenibilità e delle energie verdi, oggi ha abbandonato a se stesso un settore industriale, quello della Green Economy, privo anche degli elementi base per programmare il futuro. Mancano infatti le basi normative, con misure per le rinnovabili non fotovoltaiche, che si attendono inutilmente da oltre un anno; manca la stabilità legislativa e la certezza del diritto che, con i numerosi interventi retroattivi, hanno portato alla fuga dei capitali esteri e alla sfiducia degli imprenditori nostrani: manca l’efficienza burocratica, con processi autorizzativi che si trascinano per anni, manca il coordinamento amministrativo, con Regioni che continuano a produrre misure in barba ai fondamentali principi costituzionali; manca una visione strategica, non comprendendo che con piccoli accorgimenti si potrebbe rinnovare nei prossimi anni almeno un terzo degli impianti esistenti portando ad un deciso incremento nella produzione e riducendo sensibilmente gli impatti sul territorio, manca in definitiva la fiducia, l’entusiasmo, il futuro”.

“Oggi è arrivato il momento di agire, definendo obiettivi coraggiosi al 2030 e al 2050, ma anche e soprattutto completando il quadro nel quali gli investimenti si possano fare. Il 2015 è stato un anno flop per l’Italia in tema di crescita da FER, e lo stallo attuale comporterà il perdurare anche per i prossimi due anni, bisogna quindi agire subito per vedere i primi risultati concreti nel 2018, anno nel quale dovremo inviare a Bruxelles un piano credibile di crescita per il raggiungimento degli obiettivi di più lungo respiro”.

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