Decreto crescita: Ater, Coordinamento FREE e Italia Solare scrivono al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere di rivedere l’articolo relativo alla cessione del credito IRPEF
lle attuali condizioni previste dal Decreto Crescita la sopravvivenza delle piccole imprese è minacciata, con il rischio per il Paese di perdere tessuto imprenditoriale diffuso e numerosi posti di lavoro.
Milano-Roma, 8 luglio 2019 – Ater, Coordinamento Free e Italia Solare hanno inviato una lettera al ministro Luigi Di Maio e al sottosegretario Davide Crippa con la quale esprimono grande preoccupazione per la norma al comma 3- ter dell’art. 10 del cosiddetto “Decreto Crescita” che prevede la possibilità per l’acquirente di un sistema fotovoltaico, o di un intervento di efficienza energetica, di cedere il credito IRPEF al fornitore dell’impianto stesso.
Le associazioni chiedono un’urgente revisione della norma togliendo il divieto di cessione del credito a intermediari finanziari e qualora non fosse possibile una revisione chiedono che il ministero intervenga per cancellare del tutto la norma.
“Se l’idea di agevolare il cliente finale è condivisibile, è altrettanto evidente che tale disposizione mette in grande difficoltà la stragrande maggioranza degli operatori del settore, siano essi installatori o grossisti/distributori”, scrivono le tre associazioni nella lettera.
L’articolo 10, comma 3-ter esclude la possibilità per gli operatori di rivolgersi a intermediari finanziari e questo impedisce di fatto a tutte le aziende di applicare tale possibilità in modo sistematico. Le uniche società che potranno avvalersi della cessione del credito IRPEF saranno poche grandi utilities. Già oggi le imprese di installazione subiscono una ritenuta dell’8% sui prezzi degli interventi che possono beneficiare della detrazione IRPEF, con un conseguente impatto negativo sui flussi di cassa.
“A tali condizioni – spiegano le associazioni – le piccole imprese potranno lavorare solo in subappalto e ricavare un magro utile vedendosi costrette a ridurre al minimo possibile i costi, compresi quelli relativi alla sicurezza e alla qualità delle forniture, con il risultato, nella migliore delle ipotesi, di rischiare un maggior numero di incidenti sul lavoro e fornire impianti qualitativamente più scadenti o, nella peggiore delle ipotesi, di non riuscire a coprire le spese aziendali ed essere costrette a chiudere con conseguente perdita di tessuto imprenditoriale diffuso e di numerosi posti di lavoro”.
Le associazioni sottolineano come il governo, ancora una volta, stia favorendo i grandi produttori di energia e le utility, a discapito del vero tessuto produttivo del Paese, fatto di piccolissime, piccole e medie imprese. Inoltre, sottolineano come una norma così importante sia stata decisa senza sentire il parere dei diretti interessati.
Il settore chiede invece interventi che favoriscano il mercato delle rinnovabili con la nascita delle comunità energetiche aprendo la possibilità di autoconsumare energia su più POD; agevolare le attività di repowering attraverso la semplificazione degli iter burocratici oltre a facilitare l’installazione di sistemi di accumulo domestici, commerciali e industriali.
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