Fermare l’efficienza

di Livio de Santoli, Presidente del Coordinamento FREE

Riteniamo grave, come Coordinamento FREE, l’arresto dello sconto in fattura e della cessione del credito per gli incentivi sull’efficienza energetica in edilizia, senza che si siano cercate alternative attraverso un confronto con gli stakeholder. Si tratta di una decisione che rallenta il lavoro fatto in oltre dieci anni sulla ristrutturazione edilizia, in un Paese che ha uno dei parchi immobiliari tra i più energivori d’Europa ed è anche fortemente sismico. Senza la cessione del credito diventa difficile, inoltre, sostenere le politiche di riqualificazione edilizia nel prossimo futuro, specialmente per tutte quelle fasce di popolazione per le quali la sola detrazione fiscale in più anni non è accessibile. Il nostro suggerimento è quello di sviluppare meccanismi finanziari per rendere l’efficienza energetica più attraente costruendo una linea di sviluppo industriale nazionale. Chiediamo che gli incentivi siano limitati alle prime case, non siano riferiti alle caldaie fossili, che siano adottate strategie di calmieramento dei prezzi dei materiali, proteggendo le fasce di popolazione più deboli. In caso contrario, il Governo rischia la stasi economica, la disoccupazione di migliaia di addetti e il fallimento di altrettante migliaia di Pmi: ossatura del sistema industriale italiano. Oltre alle caratteristiche generali dello strumento, sul fronte delle soluzioni per la cessione del credito le ipotesi sul tavolo sono molte. Tra queste, le proroghe fiscali necessarie per completare i lavori; l’acquisto dei crediti fiscali da parte delle partecipate dirette del Ministero dell’Economia e delle Finanze; l’utilizzo in compensazione diretta tramite F24; l distribuzione del credito di imposta negli anni; e così via. Se ci comportiamo così con l’efficienza energetica neghiamo, inoltre, l’importanza del processo di decarbonizzazione e tutti i benefici collegati, come quelli  fiscali e occupazionali. Il Censis ha evidenziato una spesa di circa 115 miliardi di euro attivati per la transizione energetica del Paese, con un investimento di 55 miliardi di euro da parte dello Stato e l’attivazione di 900 mila addetti. Nonostante ciò, il Governo ha deciso di bloccare gli incentivi sull’efficienza energetica senza toccare i 20 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili. Oltre a ciò non condividiamo l’opposizione del Governo alla Direttiva Europea sull’efficienza energetica nell’edilizia. Crediamo che questo atteggiamento non abbia alcun senso sia in termini di efficienza energetica e di lotta ai cambiamenti climatici sia per l’importanza dei risultati sociali che potrebbero essere ottenuti, come la diminuzione della bolletta energetica e quindi, quando parliamo di classi deboli, di riduzione della povertà energetica. Anziché criticare a priori una bozza di una direttiva sull’efficienza energetica dovremmo preoccuparci di revisionare il pacchetto delle detrazioni fiscali per renderlo più efficiente e favorire interventi efficaci nella promozione della decarbonizzazione. In questo modo, potremmo costruire una linea di sviluppo industriale nazionale, inserita in una strategia energetica pluriennale, con strumenti strutturali migliorati sulla base delle esperienze di questi anni. Dobbiamo rilanciare il processo anziché bloccarlo. La struttura attuale degli incentivi, anche alla luce delle indicazioni di Bruxellese dovrebbe essere rivista per adattarsi agli obiettivi posti dalla nuova Direttiva sull’efficienza energetica, ma probabilmente ciò che dà fastidio è la programmazione, a cui spesso in Italia siamo sistematicamente allergici.  


Vedi la versione originale dell’articolo pubblicata sula rivista QualEnergia numero 1 2023

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